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Europa League: Siviglia, punti di forza e limiti degli “invincibili”

In attacco impressiona lo stato di forma di Bryan Gil e Ocampos, senza dimenticare il possente En Nesyri. La retroguardia, però, non appare imperforabile e Fernando potrebbe soffrire la velocità di El Shaarawy.

Il Real Madrid dell’Europa League. Imbattibile, quando arriva in finale. Implacabile contro le big italiane. Il Siviglia è questo e tanto altro, la Roma è avvisata. Ora, in vista dell’attesissima finale di EL in programma alla Puskas Arena di Budapest, diamo uno sguardo ai punti di forza e alle (eventuali) debolezze della squadra andalusa, che punta senza mezzi termini al settimo trionfo in quella che, per importanza, è la seconda coppa in orbita Uefa.

Siviglia, i “piccoletti” al potere: il trio di rifinitori e Rakitic fanno veramente paura

Una squadra moderna, caratterizzata da giocatori molto fisici ma anche da veri e propri funamboli del pallone. Due anime diverse, un mix perfetto, per un Siviglia che con José Luis Mendilibar in panchina è riuscito a raddrizzare una stagione che sembrava maledetta. Così, dopo tanti mesi a gravitare nella zona retrocessione della Liga Spagnola, da marzo in poi i Rojiblancos hanno ritrovato la verve di un tempo.

Alla base di questa rinascita c’è la “normalizzazione” tattica di Mendilibar, che ha preso una squadra confusa dal complesso gioco di Jorge Sampaoli (indigesto se il tempo per applicarlo e studiarlo è poco) e l’ha trasformata in una vera e propria macchina da guerra. Nel 4-2-3-1 andaluso il punto di forza è rappresentato dalle giocate in velocità dei “piccoletti” a disposizione del tecnico ex Valladolid: una menzione a parte la merita l’eterno Jesus Navas, in campo già nel primo dei sei successi in EL, contro la sorpresa Middlesbrough. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, con Jesusito che ha arretrato il suo raggio d’azione, trasformandosi da esterno devastante a terzino ordinato ma che non disdegna le incursioni offensive. 

Guardando sempre alle fasce laterali, sta impressionando il rendimento europeo di Bryan Gil, irriconoscibile nella recente esperienza con il Tottenham e letteralmente rigenerato dalla cura Mendilibar: anche qui parliamo di un giocatore che salta l’avversario con una naturalezza disarmante. A completare la trequarti l’altro esterno Ocampos (un altro che fa del dribbling il suo punto di forza) e il duttile Oliver Torres, la cui posizione - a metà tra il “numero 10” e l’attaccante esterno - ha creato non pochi problemi alla retroguardia juventina. A tutto questo, da aggiungere la presenza in panchina di Suso e Lamela, i due che da soli (o quasi) hanno deciso la semifinale di ritorno.

Impossibile sottovalutare, poi, un giocatore di levatura mondiale come Ivan Rakitic: l’ex Barcellona è il vero cervello della squadra andalusa, come certificano l'incredibile quantità di passaggi nella semifinale di ritorno contro la Juventus (91 in totale, di cui 6 potenziali assist non sfruttati dagli avanti andalusi). Nella finalissima, il croato dovrebbe essere controllato dal mediano Bryan Cristante: esame particolarmente difficile per il nazionale azzurro, a suo agio in fase di contenimento e marcatura.

En-Nesyri è un portento: 18 gol stagionali per il marocchino

Una menzione a parte la merita ovviamente l’attaccante marocchino Youssef En-Nesyri, che vuole confermare il suo strapotere fisico anche contro clienti scomodi come Smalling e Mancini. Il centravanti africano, bravo nel gioco di sponda e a sfruttare la profondità, è stato decisivo nella doppia sfida con la Juventus, come attesta il gol da condor dell’area di rigore che ha sbloccato il match d’andata.

La retroguardia non è il top, Bonou non può sempre metterci una pezza

Parlavamo di piccoletti, ma il Siviglia è anche squadra segnata da giocatori molto forti fisicamente. Già detto di En-Nesyri, a centrocampo non va sottovalutato il “lavoro sporco” del brasiliano Fernando Reges, tra i migliori recupera palloni del calcio internazionale. L'ex Porto e Manchester City è giocatore di grande temperamento: il duello con Matic si preannuncia entusiasmante, ma - di contraltare - il brasiliano potrebbe soffrire pesantemente la velocità di El Shaarawy.

Fernando è dunque giocatore tutt'altro che veloce e Mourinho sa perfettamente che la partita potrebbe decidersi proprio nel corridoio centrale del campo, nonostante parliamo di due squadre che sviluppano il loro gioco soprattutto sugli esterni. Guardando proprio al centro della retroguardia, Bade e il duttile Gudelj rappresentano a conti fatti il vero punto debole della compagine spagnola. Parliamo di due difensori tutt'altro che affidabili, come certificano l'incredibile amnesia in occasione del momentaneo 0-1 di Vlahovic e le 52 reti subite in 37 gare della Liga. Occhio, così, agli inserimenti di Lorenzo Pellegrini e alla voglia di rivalsa di un irriconoscibile Tammy Abraham.

A sinistra della difesa, vista la squalifica di Acuna, un’incognita è anche l’altro brasiliano Alex Telles, poco utilizzato da Mendilabar e - da buon sudamericano - in difficoltà quando si tratta di ripiegare (anche qui, occhio al “Faraone” e al rientrante Dybala).

Alle spalle di tutti c’è l’altro marocchino Yassine Bounou, eroe nei recenti Mondiali in Qatar ma reduce da mesi anomali, da “dodicesimo” in campionato (Mendilabar gli preferisce Dmitrovic) e titolare in Europa League. Il portiere africano sogna un’altra nottata da protagonista: al netto di qualche defaillance di troppo, il classe '91 potrebbe risultare decisivo qualora la sfida dovesse decidersi con la lotteria dei calci di rigore.

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