Antonio Conte è riuscito nell'impresa di riportare in Champions gli Spurs. E il prossimo anno l'obiettivo è andare ancora più su.
Era il 2 novembre quando arrivò l'ufficialità di Antonio Conte sulla panchina del Tottenham. All'epoca gli Spurs erano reduci da un pesante 0-3 interno contro il Manchester United di Cristiano Ronaldo, autore tra l'altro del gol che aveva aperto le danze, ed erano sesti in classifica dopo un inizio in realtà discreto sotto la guida di Nuno Espirito Santo.
Il decisionismo del presidente Levy, probabilmente imbeccato dal direttore generale Fabio Paratici che con l'allenatore leccese aveva già lavorato ai tempi della Juventus, si rivelò però un atteggiamento azzeccato. Esonerato il portoghese, preso appena pochi mesi prima dal Wolverhampton, si intraprese infatti un progetto convincente che ha portato il club londinese ad una rincorsa valsa il quarto posto e la qualificazione alla prossima edizione della Champions League a discapito dell'Arsenal di Mikel Arteta.
Da questo punto si riparte, con la guida tecnica rimasta inalterata nonostante le solite frizioni sul mercato che hanno caratterizzato fin qui la carriera di Antonio Conte, tecnico tanto bravo a costruire quanto esigente nella pretesa dei calciatori. Dopo aver saccheggiato la Juventus, con gli arrivi di Rodrigo Bentancur e Dejan Kulusevski, inizialmente criticati ma poi rivelatisi determinanti per il raggiungimento del traguardo, hanno continuato a guardare in Italia per la campagna trasferimenti sottraendo all'Inter l'esterno croato Ivan Perisic, ritenuto calciatore ideale per il ruolo di esterno mancino nell'intoccabile 3-4-3 del 52enne salentino. Difficile però possa bastare l'ex nerazzurro per colmare il gap con Manchester City, Liverpool e Chelsea anche se quest'ultimo è alle prese con una rivoluzione societaria.
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Per rinforzare la squadra si guarda all'Italia: da Bastoni a McKennie
Rispedito al mittente Pierluigi Gollini, sostituito in qualità di secondo portiere dal parametro zero Fraser Forster, e ufficializzato Perisic, il mercato del Tottenham ha preso il via senza alcun esborso economico per ciò che concerne i cartellini. Levy è però uomo ambizioso, così come il suo allenatore, e c'è da scommettere che la campagna trasferimenti degli Spurs sarà scoppiettante.
Anzitutto, c'è da sistemare la difesa e in tal senso Alessandro Bastoni sarebbe senza dubbio il primo candidato della lista. C'è da fare i conti però con la volontà del giocatore che preferirebbe rimanere a Milano. Ecco che quindi va tenuta in considerazione l'alternativa Pau Torres, in questo momento più calda dell'altra pista italiana che porterebbe a Gleison Bremer e di quella interna per Marc Guehi del Crystal Palace. A centrocampo il pallino del dg Paratici è lo juventino Weston McKennie che a Torino considerano tutt'altro che incedibile. Andrebbe trovata la quadra economica. In attacco, invece, è sfida ai Gunners per Gabriel Jesus in uscita dal Manchester City dopo l'arrivo di Haaland. Non solo mercato in entrata: Ndombele e Bergwin sono fuori dal progetto e chissà che non possano fare percorso inverso giungendo in Italia.
La forza sugli esterni: il segreto degli Spurs
Il segreto principale delle squadre di Antonio Conte è sempre stato sulle fasce. Anche al Tottenham ha voluto imporre il suo gioco privilegiando le corsie esterne. Dagli uomini d'attacco, dove a Son e Lucas è stato deciso in corso d'opera di aggiungere anche la corsa e il fisico di Kulusevski, a quelli di difesa con Emerson Royal e Sessegnon cui sono affidati peraltro anche compiti offensivi. Nel ruolo di terzino si è deciso di investire anche sul giovane Djed Spence in arrivo dal Middlesbrough. Ma non basta per la bulimia del condottiero pugliese che ha messo nel mirino anche il difensore appena riscattato dall'Udinese Destiny Udogie. Nella lunga lista figura anche l'atalantino Joakim Maehle. Un budget complessivo, si dice, da 150 milioni di euro. Presto per dire se basteranno, certamente il Tottenham non partirà con l'etichetta da favorito. Già in passato Conte ha saputo ribaltare i pronostici grazie al lavoro sul campo: ce la farà anche stavolta?
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