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  1. Ciclismo

Giro d’Italia 2023: la preview di tutte le tappe

Da Fossacesia Marina, in Abruzzo, fino a Roma in giro per lo Stivale a bordo di una bici. Si conclude un meraviglioso viaggio che tinge di rosa la capitale in un giorno di festa.

Clicca qui per leggere tutte le anteprime delle tappe del Giro d'Italia

Tappa 21: Roma – Roma
Tappa 20: Tarvisio – Monte Lussari
Tappa 19: Longarone – Tre Cime di Lavaredo
Tappa 18: Oderzo – Val di Zoldo

Tappa 21: Roma – Roma (13,6 km)

Da Fossacesia Marina, in Abruzzo, fino a Roma in giro per lo Stivale a bordo di una bici. Si conclude un meraviglioso viaggio che tinge di rosa la capitale in un giorno di festa. 

Un viaggio che parte da lontano. Precisamente da Fossacesia Marina, quando eravamo soltanto ad inizio mese di un maggio climaticamente piuttosto traballante. Dall’Abruzzo si arriva fino a Roma a bordo di una bici per quello che è l’evento di ciclismo più importante della nazione oltre che uno dei più importanti al mondo paragonabile soltanto al Tour de France e alla Vuelta Spagnola. Anche quest’edizione, però, si appresta alla conclusione dopo un piacevole e intenso girovagare per le strade dello Stivale. Per la quinta volta nella storia di questa manifestazione, che va avanti ormai da centosei anni, la chiusura sarà nella capitale. 

Il percorso è stato duro: 3.500 chilometri e con oltre 51.000 metri di dislivello che troveranno il loro epilogo domenica 28 maggio con il taglio del traguardo ai Fori Imperiali e una festa a tinte rosa per tutto il paese. L’ultima tappa non prevede particolari difficoltà tecniche e si snoda sostanzialmente in due parti: nella fase iniziale si passa dal litorale di Ostia per tornare nuovamente da dove si è partiti e quindi a Roma-Eur; nella seconda, invece, un circuito interamente dentro al cuore di Roma composto da sei giri. Il circuito di 13.6 km si sviluppa interamente lungo le vie cittadine che si presentano ampie e talvolta con alcuni spartitraffico. 

Dopodiché si alternano brevi ondulazioni e lunghi rettilinei intervallati da curve che talvolta possono rappresentare una piccola insidia. Il fondo stradale è per lo più asfaltato con tratti in pavé. Gli ultimi chilometri sono pianeggianti nella maggior parte del tempo con curve ampie a tre chilometri dal termine. Il rettilineo di arrivo è lungo 700 metri e largo 8. Una bella passerella dopo le tante fatiche dovuta una estenuante competizione durata tre settimane. 

Tappa 20: Tarvisio – Monte Lussari (18,6 km)

La cronoscalata con partenza da Tarvisio decide i destini della Corsa Rosa: frazione di 18,6 chilometri, ma assai impegnativi.

Sarà la cronoscalata di Monte Lussari a decidere i destini del Giro d'Italia 2023. Diciotto chilometri e seicento metri da percorrere tutti d'un fiato, in una corsa contro il tempo e contro le pendenze che potrebbe far registrare distacchi pesanti a dispetto della relativa brevità del percorso. Il dislivello, infatti, è superiore ai mille metri. Che si faranno sentire senz'altro, soprattutto a conclusione di un Giro molto impegnativo come quello di quest'anno, caratterizzato da numerose salite e da diverse frazioni dal chilometraggio lungo.

Ventesima tappa: prima parte pianeggiante

I primi undici chilometri della crono sono pianeggianti, o comunque in salita leggera e pedalabile. L'unico strappetto è quello in prossimità dell'immissione nella Ciclabile dell'Alpe Adria, un piccolo muro al 15% di pendenza. A metà della tappa (per la precisione al chilometro 9,4) c'è la possibilità per i corridori di cambiare bicicletta. Poi, dopo essersi lasciati alle spalle il ponte sul torrente Saisera, cominciano gli ultimi sette chilometri e mezzo, ripidissimi. 

La durissima salita finale

Il primo intermedio è a 10,8 chilometri, poco prima dell'inizio dell'impegnativa salita che conduce al traguardo (Gpm di prima categoria). Un'ascesa di estrema difficoltà, con i primi cinque chilometri al 15% di pendenza con punte superiori al 20%, caratterizzati da una serie di tornanti nel cuore del bosco, su strada piuttosto stretta. Segue un breve tratto in cui i corridori possono respirare (4%), per poi tornare a salire nell'ultimo chilometro dove si registrano pendenze del 20 e del 22%. Finale al 16%, con fondo in cemento. Il meccanismo della tappa è quello classico di ogni cronometro: il primo a partire, alle 11.30, è l'ultimo in classifica generale; l'ultimo è invece il titolare della maglia rosa. 

Tappa 19: Longarone – Tre Cime di Lavaredo (183km)

È l'ora del 'tappone Dolomitico', con l'iconico arrivo alle Tre Cime di Lavaredo: qui si forgiò il mito di Merckx nel 1968 e Nibali realizzò un capolavoro nel 2013.

La tappa regina. La più attesa. L'edizione numero 106 del Giro d'Italia sta per volgere al termine, ma prima dell'ultima cronometro e della passerella finale a Roma, i ciclisti dovranno affrontare quello che è ormai noto anche ai meno avvezzi di questo sport come “tappone Dolomitico”. Ci riferiamo alla diciannovesima prova della Corsa Rosa: la Longarone-Tre Cime di Lavaredo, in programma venerdì 26 maggio. 

Ben cinque le salite in rapida successione. Una dopo l'altra, senza possibilità di rifiatare. Una grande classica, capace di tirare fuori il meglio dagli atleti. Data l'importanza di una tappa che ha dato vita a gare epiche, è possibile che si sviluppino due corse parallele: quella appunto per la tappa e quella per la classifica generale.

Le caratteristiche del percorso

Lunga 183 chilometri, la tappa prende il via da Longarone, in Veneto. Il tratto iniziale, via Belluno, prevede una costante ascesa fino al primo GPM: passo Campolongo. A seguire, altri tre passi da scalare: Valparola, Giau e Tre Croci, quindi la salita finale, estremamente impegnativa (pendenze fino al 18%), che conduce al traguardo fissato al Rifugio Auronzo (2.300 metri di altitudine), dove il Giro d'Italia è già arrivato sette volte. 

Le Tre Cime di Lavaredo, le più famose delle Dolomiti: qui, nel 1968, si forgiò il mito di Eddy Merckx, il 'cannibale', che, sotto la pioggia, riuscì nell'impresa di recuperare 9' a 16 fuggitivi, conquistando la Maglia Rosa e il suo primo Giro. E come non citare il capolavoro di Vincenzo Nibali nel 2013. Lo 'squalo' di Messina fu più forte di tutto e tutti, anche di una bufera di neve: così scrisse la parola fine su quella memorabile edizione della Corsa Rosa.

Tappa 18: Oderzo – Val di Zoldo (161 km)

Tappa 17: Pergine Valsugana – Caorle
Tappa 16: Sabbio Chiese – Monte Bondone
Tappa 15: Seregno – Bergamo
Tappa 14: Sierre – Cassano Magnago
Tappa 13: Borgofranco d'Ivrea – Crans Montana

Da Oderzo fino a Val di Zoldo per 161 chilometri da percorrere in una delle tappe più complicate della competizione. E alla fine manca sempre meno…

Chi dopo Jai Hindley? Ancora poco e scopriremo chi raccoglierà l’eredità del ciclista australiano conquistando la centoseiesima edizione del Giro d’Italia. Intanto siamo giunti alla tappa numero diciotto di un evento cominciato il 6 maggio e che si concluderà il 28 maggio. Da Fossacesia Marina, in Abruzzo, per arrivare a Roma sui Fori Imperiali per un totale di 3.363,8 km. E il prossimo step potrebbe già risultare determinante, dato che la Oderzo-Val di Zorzo si presenta come un percorso particolarmente duro per i ciclisti rimasti in gara nella 106esima edizione del Giro d'Italia. Si tratta di una tappa di montagna. Dopo un brevissimo avvicinamento si entra nel Cansiglio attraverso il Passo della Crosetta con undici chilometri da percorrere con una pendenza intorno al 7%. 

Da qui segue un tratto impegnativo tra discesa e saliscendi caratterizzato da numerose curve che immette nella valle del Piave per risalire fino a Pieve di Cadore. La corsa entra quindi nella valle del Boite per scalare la Forcella Cibiana con una pendenza che sale all’8% con poco meno di dieci chilometri (9,6 per la precisione). Si entra allora nella Val di Zoldo per la salita finale. Gli ultimi quindici chilometri prevedono due Gran Premi della Montagna. 

Il primo di Coi termina a circa cinque chilometri dall’arrivo con una notevole pendenza che sfiora addirittura il 20% e ha una strada parzialmente ristretta con pavimentazione in buono stato. Dopo una piccola discesa si entra negli ultimi tre chilometri, anche questi in pendenza pari al 6% circa, con una sequenza di otto tornanti che conducono al rettilineo di arrivo. Chilometri totali da percorrere: centosessantuno. Siamo nel vivo della competizione con il grosso che è alle spalle ma con ancora tante difficoltà da superare.

Tappa 17: Pergine Valsugana – Caorle (197 km)

Dopo tante tappe impegnative, una frazione senza alcun Gran Premio della Montagna cucita su misura sugli sprinter o adatta alle fughe.

Dopo una serie di frazioni molto impegnative e riservate agli scalatori, tornano protagonisti i velocisti nella tappa numero 17 del Giro d'Italia. Mercoledì 24 maggio è in programma il quintultimo atto della Corsa Rosa, 197 chilometri da Pergine Valsugana a Caorle. Di Gpm, dopo le abbuffate dei giorni precedenti, non ce n'è neppure uno. Solo discesa e pianura, con possibili fughe da lontano che potrebbero evitare un arrivo in volata che appare decisamente probabile, anche se di velocisti puri ormai non ne sono rimasti tantissimi al Giro. 

Diciassettesima tappa, la prima parte

La partenza è fissata per le 12:45 da Pergine Valsugana, in provincia di Vicenza, e dai 530 metri d'altezza dello start village si comincia leggermente a scendere percorrendo la Valsugana fino a Bassano del Grappa. Il primo momento saliente della tappa è il traguardo intermedio di Rossano Veneto, al chilometro numero 83: in palio abbuoni preziosi per la classifica a punti.

Arrivo a Caorle, le caratteristiche dello sprint

La seconda metà della frazione è interamente pianeggiante, con passaggi su strade rettilinee e ben pavimentate, con pochissime curve. A Lido di Jesolo, sul mare Adriatico, è posto il secondo traguardo intermedio di giornata, a poco più di 31 chilometri dall'arrivo. Tratto finale lungo il litorale, con suggestivo passaggio sul ponte di barche di Cortellazzo con lieve restringimento della carreggiata. Ultimi chilometri interamente racchiusi nell'abitato di Caorle, con quattro curve che raccordano altrettanti rettilinei. Quello finale è lungo 600 metri, su asfalto largo otto metri: l'ideale per una volata di gruppo, che potrebbe essere scongiurata solo da un tentativo partito da lontano e con ampia collaborazione tra i fuggitivi. In caso contrario, lo sprint sarebbe di fatto assicurato.

Tappa 16: Sabbio Chiese – Monte Bondone (203 km)

Dopo il giorno di riposo, la Sabbio Chiese-Monte Bondone: 203 chilometri ricchi di insidie, con cinque Gran Premi della Montagna.

Un giorno di riposo per rifiatare dopo l'impegnativa tappa con arrivo a Bergamo, poi il Giro inizia la sua ultima settimana con un tappone d'altri tempi: 203 i chilometri da Sabbio Chiese a Monte Bondone, con cinque Gran Premi della Montagna: due di prima, due di seconda e uno di terza categoria. Inevitabile la classificazione a cinque stelle decisa dagli organizzatori: questa è una tappa per corridori veri. 

Prima parte di tappa da cartolina, poi le salite

I primi 60 chilometri della frazione sono quasi da cartolina, col plotone chiamato a costeggiare il lago di Garda, tra gallerie e strade panoramiche. Poi, dopo Riva, iniziano le salite. La prima porta al Passo di Santa Barbara, 12,7 chilometri con una pendenza media dell'8,3% e punte massime del 14%: una scalata di prima categoria. Pochi chilometri e ne comincia un'altra, il Passo Bordala: terza categoria, ma durissima, con quattro chilometri e mezzo di ascesa al 6,7%, con punte del 12%. 

I Gpm di Matassone e Serrada

Dopo il traguardo volante di Rovereto ci sono altri due Gran Premi della Montagna ad attendere i ciclisti, entrambi di seconda categoria. Il primo è la salita di Matassone, 13 chilometri circa al 5%, seguito a stretto giro di posta dal Serrada: 17 chilometri al 5,5% con tratti iniziali all'11%. Si scollina a 50 chilometri dall'arrivo e, dopo un breve tratto pianeggiante, si plana verso Aldeno, teatro del secondo e ultimo sprint intermedio.

Finale impegnativo

L'ultima salita, di prima categoria, è lunga 21,4 chilometri al 6,7%, con tratti nel finale al 15%. L'arrivo è posto a quota 1632 metri e, al termine di una frazione del genere, la classifica generale potrebbe essere stravolta.

Tappa 15: Seregno – Bergamo (195 km)

Quattro i Gpm nella frazione che da Seregno porta a Bergamo: 195 chilometri, con arrivo nel cuore della città alta.

Quattro Gran Premi della Montagna e un finale suggestivo: sembra cucita su misura per gli scalatori la quindicesima frazione del Giro d'Italia, 195 chilometri da Seregno a Bergamo. Una tappa che potrebbe avere ripercussioni pesanti anche sulla classifica generale, con un percorso più che insidioso che, di fatto, prevede pochi chilometri pianeggianti solo nella sua parte conclusiva. Una tappa a quattro stelle di difficoltà, secondo gli organizzatori. 

La prima insidia di giornata: il Valico di Valcava

Dopo poco più di 40 chilometri dalla partenza è prevista la prima asperità di giornata, il Valico di Valcava. Una salita di 11,6 chilometri con pendenza media dell'8% e picchi del 17% tra il settimo e l'ottavo chilometro. Un Gpm di prima categoria che potrebbe dare subito indicazioni rilevanti sui corridori in forma e su quelli in crisi. 

In successione Selvino e Miragolo San Salvatore

Dopo lo sprint intermedio di Nembro, a poco più di cento chilometri dal traguardo comincia l'ascesa al Selvino: 11,1 chilometri al 5,6% di pendenza (con tratti al 9%). Neppure il tempo di rifiatare che, dopo una ripida discesa, si riprende a salire verso Miragolo San Salvatore: 5,2 chilometri al 7% con la prima parte molto dura: picchi del 12%. Due Gpm di seconda categoria, ma decisamente insidiosi.

L'ultima salita: Roncola Alta

L'ultimo Gpm di giornata è a 31 chilometri dall'arrivo: la salita di Roncola Alta. Altra arrampicata di seconda categoria, dieci chilometri al 6,7% con punte iniziali che superano il 17%. Una volta completata la discesa ci sono poi una quindicina di chilometri pianeggianti da percorrere, con arrivo nel cuore di Bergamo Alta. Il traguardo è posto alla conclusione di una retta finale di 800 metri, su fondo asfaltato.

Tappa 14: Sierre – Cassano Magnago (193 km)

La Corsa Rosa saluta la Svizzera e fa ritorno nel Belpaese attraverso il Passo del Sempione, unica salita di un percorso lungo 193 chilometri.

Tappa numero 14 del Giro d'Italia. Si parte da Sierre, in Svizzera, per arrivare a Cassano Magnago, in Lombardia. Centonovantatré chilometri in totale con una sola salita impegnativa per un percorso che strizza l'occhio ai velocisti e che, tutto sommato, serve a far rifiatare i ciclisti dopo l'arrivo in salita della Borgofranco d'Ivrea-Crans Montana e soprattutto prima dei 195 chilometri della Seregno-Bergamo, che richiedono uno sforzo di non poco conto.

Le caratteristiche della tappa

Scenario suggestivo, quello di Sierre, comune del Vallese incastonato nel cuore delle Alpi. Una vallata baciata dal sole 300 giorni l'anno per una partenza in cui è possibile che si registrino dei tentativi di fuga approfittando dell'ascesa. C'è da scalare il Passo del Sempione (oltre 20 chilometri con una pendenza media del 6,5%), che riporterà i ciclisti in Italia. Poiché si tratta di un Gran premio della montagna di prima categoria, chi punta alla maglia azzurra potrebbe scattare.

Seguono, quindi, 150 chilometri tra discesa e pianura, passando per la Val d’Ossola e lambendo le sponde del Lago Maggiore. Se i velocisti riusciranno a limitare i danni nella prima ascesa, potranno chiedere ai loro gregari di dare la caccia ai fuggitivi di giornata. Il finale di tappa, con il traguardo posto a Cassano Magnago, in provincia di Varese, attraversa principalmente centri abitati agevoli da affrontare, con poche curve e senza difficoltà altimetriche. 

Solo l'ultimo chilometro è in leggera salita, poco meno del 3%. Cassano Magnago non è stata scelta a caso come punto di arrivo: ha infatti dato i natali a Wladimiro Panizza, gregario di campioni del calibro di Moser e Saronni, e a Ivan Basso, che ha vinto il Giro d’Italia nel 2006 e nel 2010.

Tappa 13: Borgofranco d'Ivrea – Crans Montana (207 km)

Tappa 12: Bra – Rivoli
Tappa 11: Camaiore – Tortona
Tappa 10: Scandiano - Viareggio
Tappa 9: Rubicone – Cesena

In programma il tappone alpino da Borgofranco d'Ivrea a Crans Montana: tre Gpm e arrivo in quota nella celebre cittadina svizzera.

Si sale e non di poco nella tredicesima tappa del Giro, classico “tappone” che presenta tre Gran Premi della Montagna, tra cui la Cima Coppi. Frazione di 207 chilometri da Borgofranco d'Ivrea, in Piemonte, a Crans Montana, in Svizzera, contrassegnata – e non potrebbe essere altrimenti – da cinque stelline di difficoltà. Tra le salite del Gran San Bernardo, della Croix de Coeur o della stessa ascesa conclusiva verso la celebre cittadina svizzera potrebbe decidersi il destino della Corsa Rosa. 

Tredicesima tappa: la Cima Coppi Partenza fissata per le 11 da Borgofranco d'Ivrea, con prima parte di gara pianeggiante o leggermente ondulata fino allo sprint intermedio di Nus, posto dopo una cinquantina di chilometri. Subito dopo si attraversa Aosta ed è proprio da qui, dal capoluogo valdostano, che comincia la lunga ascesa verso il Col du Gran Saint-Bernard, Cima Coppi del Giro. Un'ascesa di 34 chilometri, con un dislivello complessivo di 1872 metri e una pendenza media del 5,5%, con picchi del 13% a sette chilometri dal Gpm, posto a quota 2469 metri. Un autentico muro. 

Gli altri due Gpm di giornata Di prima categoria gli altri due Gran Premi della Montagna. Il secondo, la Croix de Coeur, è ancora in territorio italiano, a 60 chilometri dall'arrivo, e comprende il traguardo intermedio di Verbier: 15,4 chilometri a una pendenza media dell'8,8% con punte del 10,3 e del 13% nella parte conclusiva. Gran finale in Svizzera, con i 13,1 chilometri dal bivio per Lens a Crans Montana, che presenta picchi del 13% nella fase iniziale e pendenza media del 7,2%. Dopo 200 chilometri assai impegnativi, una salita che potrebbe fare selezione, infliggendo distacchi pesanti ai corridori in crisi.

Tappa 12: Bra – Rivoli (179km)

Ci avviciniamo passo passo al gran finale di questa edizione 2023 dell’evento di ciclismo più importante della nazione. Prossimo step da Bra fino a Rivoli per un totale di 179 km.

Seconda settimana del Giro d’Italia. Piano piano, ma neanche tanto, ci si avvia verso il finale dell’appassionante tour avanti e indietro per il meraviglioso territorio dello Stivale. Siamo giunti alla dodicesima tappa delle ventuno complessivamente previsto per l’evento. La competizione è agguerrita tra i centosettantasei corridori che compongono le ventidue squadre partecipanti. 

La marcia su Roma ha nella prossima fermata intermedia Bra-Rivoli. Si tratta di una tappa fondamentalmente suddivisa in tre parti, in grado di regalare ogni tipo di emozione e di essere pertanto idonea ad ogni tipo di atleta. Nei primi cinquanta chilometri si presenta collinare, poi piatta da Alba a Rivoli per settantacinque chilometri circa, prima del circuito finale di cinquantaquattro chilometri con la salita al Colle Braida. 

La prima parte si caratterizza per ondulazioni continue, curve e saliscendi senza sosta. Una volta superata Alba si trovano strade di media larghezza che sono per lo più rettilinee. Nel circuito finale si passa poi per le strade cittadine, con tutti gli elementi di disturbo che ne possono far parte come rotatorie e spartitraffico. Finché, come detto, passata Avigliana, si arriva alla scalata di Colle Braida che è 9,8 chilometri con una pendenza che dal 7% può raggiungere anche picchi del 12%. 

Anche nell’ultimo tratto va tenuto conto di alcuni attraversamenti cittadini. Gli ultimi tre chilometri di gara sono interamente nel centro abitato della città di Rivoli. Nell’ultimo chilometro c’è un breve restringimento della strada che immette nella discesa che conduce alla curva e ai settecentocinquanta metri di immissione in Corso Einaudi. È una curva stretta a sinistra seguita da duecento metri con l’8% di pendenza. Poi rettilineo finale di quattrocento metri in leggerissima ascesa. Totale chilometri da percorrere: centosettantanove in un tragitto che potrebbe premiare la fuga. 

Tappa 11: Camaiore – Tortona (219km)

Dopo una rigenerante giornata di pausa i corridori riprendono la gara partendo da Camaiore per arrivare fino a Tortona: 219 chilometri totali per la tappa più lunga della competizione.

Ventuno tappe formeranno l’edizione 2023 del Giro d’Italia, l’evento più atteso dell’anno in tutta la Nazione in materia di ciclismo. Partiti da Fossacesia Marina i nostri eroi, in totale centosettantasei corridori suddivisi in ventidue squadre, arriveranno fino a Roma attraverso tutte le meraviglie dello Stivale. La competizione, iniziata il 6 maggio, si concluderà il 28 in concomitanza con l’ultima domenica del mese. Un po’ di strada è già stata percorsa dagli atleti, quando siamo giunti ormai all’undicesima tappa in cui da Camaiore ci si muoverà in direzione Tortona. 

Si tratta della tappa più lunga di tutto il Giro con un totale di duecentodiciannove chilometri: tutto ok nei primi sessanta, che di fatto sono interamente in pianura. Poi però arriva la prima difficoltà altimetrica di giornata, rappresentata dal Passo del Bracco costituito da 10,1 chilometri con pendenza del 4,4%. A quel punto ci sarà una breve discesa che condurrà fino al chilometro centotrentadue dove prenderà il via una nuova salita, quella di Colla di Boasi di 9,3 chilometri al 4,3% di pendenza. Superato questo ulteriore scoglio piazzato sul cammino, si proseguirà in discesa per svariati chilometri prima di affrontare un’altra insidia come il Passo della Castagnola, più breve delle precedenti con 4,9 chilometri totali, ma con pendenza leggermente superiore fino a 4,5%. 

A questo punto poi il peggio sarà effettivamente alle spalle con i quaranta chilometri che approssimativamente mancano da qui alla fine, tutti in leggera discesa, al massimo con qualche rotatoria, tra le quali quella a circa cinquecento metri dall’arrivo, a interrompere il tracciato standard. Infine, si raggiunge la destinazione di Tortona passando attraverso una strada ampia e pianeggiante. Un programma lungo e faticoso, che arriva a ridosso della prima giornata di riposo delle due complessivamente previste. 

Tappa 10: Scandiano - Viareggio (196km)

Dopo una giornata di meritato riposo, per i 176 corridori in gara si riparte da Scandiano per arrivare fino a Viareggio in un percorso di 196 chilometri. 

Da Fossacesia Marina fino a Roma, attraversando in ventidue giorni tutto lo Stivale. Questo è il Giro d’Italia giunto ormai alla sua centoseiesima edizione: vecchio sì, ma al passo con i tempi tanto da essere tramandato da generazione in generazione mantenendo inalterata la sua rilevanza. Tocca ora alla decima tappa, altra fatica per le gambe già appesantite dei centosettantasei corridori in gara, suddivisi in ventidue squadre. Un giorno di riposo, dei due complessivamente previsti all’interno dell’evento, già c’è stato. Si riparte da Scandiano con direzione Viareggio in un percorso di centonovantasei chilometri con duemilaseicento metri di dislivello. 

Si tratta di una tappa mossa che consente ai partecipanti di scollinare l’appennino toscano per dirigersi verso il mar Tirreno. Dopo una serie piuttosto importante di saliscendi, si scala la salita del Passo delle Radici, lunga approssimativamente una quarantina di chilometri anche se con pendenze mediamente blande ad esclusione degli ultimi tre chilometri. Dopodiché discesa veloce e articolata fino a Castelnuovo Garfagnana seguita poi da una breve ascesa per Monteperpoli. A quel punto è la volta di un lungo falsopiano a scendere fino alla zona di Lucca per avvicinarsi alla costa e quindi al punto di arrivo passando attraverso Camaiore.

Non complicati gli ultimi tre chilometri, di fatto rettilinei e piatti sui lungomari di Camaiore prima e di Viareggio poi. L’arrivo è su strada asfaltata di larghezza pari a otto metri. Sarà interessante capire, seguendo questa tappa, se i velocisti saranno in grado di organizzarsi per potersi giocare una delle poche chance di volata in questo Giro edizione 2023. Da questo punto di vista la giornata potrebbe prestarsi a una possibile fuga, data la composizione della tappa con una prima parte molto mossa cui fa seguito, poi, un finale particolarmente agevole e veloce.

Tappa 9: Rubicone – Cesena (35km)

Tappa 8: Terni – Fossombrone
Tappa 7: Capua – Gran Sasso
Tappa 6: Napoli – Napoli
Tappa 5: Atripalda - Salerno

Da Savignano sul Rubicone fino a Cesena nei trentacinque chilometri che segneranno la nona tappa dell’evento più importante nel ciclismo di tutta la nazione. 

Completata la prima settimana del Giro d’Italia si dà il via alla seconda con la nona tappa dell’evento ciclistico più atteso in tutta la nazione. Si parte da Savignano sul Rubicone, paesino dell’Emilia Romagna che conta meno di diciotto mila abitanti, per arrivare fino a Cesena. Totale chilometri da percorrere: trentacinque. Si tratta di uno snodo cruciale nella lotta alla maglia rosa anche se tecnicamente il tragitto non presenta particolari difficoltà. 

Parliamo infatti di una cronometro individuale completamente piatta, segnata da poche curve e su strade per la maggior parte ampie nonché ben pavimentate. I passaggi nelle cittadine di San Mauro Pascoli e Cesena presentano alcuni restringimenti. Nel secondo dei due casi c’è anche un breve tratto da percorrere in pavé di porfido. Il finale è poi assolutamente piatto e rettilineo. Insomma, sembra quasi un gioco da ragazzi anche se un po’ di stanchezza può sicuramente farsi sentire, con la prima pausa delle due totali previste che ci sarà soltanto il giorno successivo (sette giorni dopo sarà la volta poi della seconda prima dello sprint finale). L’ultima curva della nona tappa sarà a 1900 metri dall’arrivo. Poi tutto liscio per una gara che comincerà alle 13:10 ed andrà avanti orientativamente fino alle 17:10, orario nel quale è previsto l’arrivo dell’ultimo corridore.

Il Giro è alla sua centoseiesima edizione e si concluderà l’ultima domenica di maggio a Roma. Da qui ad allora ne passerà di acqua più che sotto i ponti sugli asfalti di tutto lo Stivale, in un viaggio memorabile su due ruote che assegnerà la tanto agognata maglia rosa. L’ultimo azzurro ad indossarla è stato lo squalo dello stretto, Vincenzo Nibali, nell’ormai lontano 2016. 

Tappa 8: Terni – Fossombrone (207km)

Dopo il tappone con arrivo al Gran Sasso e prima della crono di Cesena, una frazione di difficoltà intermedia: 207 chilometri da Terni a Fossombrone.

Continuano le salite al Giro d'Italia, anche se di difficoltà senz'altro meno aspra rispetto al tappone con arrivo in quota a Campo Imperatore, sul Gran Sasso d'Italia. L'ottava frazione della Corsa Rosa è lunga poco più di 200 chilometri (207, per la precisione) e porta il plotone da Terni, in Umbria, a Fossombrone, nelle Marche. Una tappa di difficoltà intermedia secondo gli organizzatori: tre le stelline.

Ottava tappa: i due traguardi volanti

La prima parte della tappa, seppur caratterizzata da numerose ondulazioni, è la più “facile” sulla carta. Il primo sprint intermedio, che assegna punti preziosi per la maglia ciclamino, è previsto a Foligno, dopo 47 chilometri. L'altro invece è a Sigillo, poco prima di toccare la boa di metà gara, a 110 chilometri dall'arrivo. Poi il percorso si fa pianeggiante o in leggera discesa, prima dei ripidi saliscendi conclusivi.

Terni-Fossombrone: tre i Gran premi della montagna

Tre, infatti, i Gpm di giornata, tutti disseminati nella parte finale del percorso. Due sono di quarta e uno di seconda categoria. La prima asperità di giornata è la salita dei Cappuccini, a una cinquantina di chilometri dall'arrivo: appena 2,8 chilometri, ma con un tratto al 19% e una pendenza media del 7,9%. Dopo una decina di chilometri si sale sopra il Monte delle Cesane (seconda categoria): 7,8 chilometri con un dislivello di 512 metri e una pendenza del 6,8%. 

Poi, nel finale, si sale di nuovo sui Cappuccini, salita che a questo punto potrebbe fare selezione. Dopo lo scollinamento mancano 5,6 chilometri all'arrivo, di cui quattro in discesa più che pedalabile, anche se caratterizzata da ampi tornanti. Pianeggianti gli ultimi 1600 metri, con rettilineo finale lungo 700 metri in leggera salita.

Tappa 7: Capua – Gran Sasso (218km)

Si parte da Capua destinazione Gran Sasso d'Italia: la Corsa Rosa s'infiamma con la prima vera tappa di montagna.

E ora si fa sul serio. Perché la settima tappa del Giro d'Italia regala il primo vero arrivo in salita. Dalla Campania all'Abruzzo, da Capua al Gran Sasso d'Italia, per un percorso molto lungo (ben 218 chilometri) tra storia e panorami mozzafiato e soprattutto impegnativo. Il traguardo è fissato a quota 2.130 metri: dunque, si attendono indicazioni importanti per quanto riguarda la classifica.

Attenzione, però: non sul possibile vincitore, ma su chi non trionferà. Proprio così: è un vecchio adagio che si rinnova tutte le volte che la Corsa Rosa affronta la prima 'autentica' salita. In questo caso, Campo Imperatore, dove il Giro è già arrivato quattro volte (l'esordio nel 1971), suscitando sempre interesse. Perché c'è chi si scopre, chi cerca di prendere il largo, chi preferisce giocare a carte coperte e chi, magari, non arriva al top della condizione ed è costretto anzitempo ad alzare bandiera bianca. Meraviglia del Giro, meraviglia del Gran Sasso d'Italia.

La partenza

La Corsa Rosa saluta la Campania con il via da Capua. I primi 90 chilometri potrebbero diventare il trampolino di lancio ideale per gli scalatori a caccia di punti nei due successivi gpm. Si passerà attraverso Isernia e Rionero Sannitico, quindi la prima salita, quella di Roccaraso, cui fa seguito la lunga discesa che conduce a Sulmona e Popoli.

Gli ultimi chilometri e il gran finale

Tutti da gustare gli ultimi 45 chilometri, con la salita divisa in due parti. La prima fino a Calascio, poi la più attesa. Più breve ma anche più ripida. A quota 2.130 metri. I sette chilometri finali sono i più duri (con pendenza media dell’8%), i più indicativi per la classifica generale.

Tappa 6: Napoli – Napoli (161km)

Per la quarantaseiesima volta l’evento si ferma nel capoluogo campano. La gara si preannuncia breve ma intensa per un totale di 162 chilometri.

Dopo essere passati da Atripalda a Salerno, il Giro d’Italia si reca a Napoli per proseguire il suo lungo percorso che condurrà fino a Roma il 28 maggio. I centosettantasei corridori, appartenenti a ventidue diverse squadre, troveranno una città in festa interamente colorata d’azzurro per lo scudetto del club partenopeo. Ma ci sarà poco tempo per crogiolarsi nelle bellezze del capoluogo campano, dal momento che la tappa presenta alcune difficoltà delle quali invece occorre tenere conto. 

Si tratta infatti un percorso particolarmente mosso e articolato, caratterizzato da numerosissime curve e saliscendi. Nella prima parte si procede in maniera ininterrotta ad anello intorno al Vesuvio passando sulle strade della città tra le quali non mancano gli ostacoli come ad esempio tre passaggi a livello. Dopodiché si scala il Valico di Chiunzi per arrivare sulla meravigliosa costiera Amalfitana e quindi fino a Sorrento. Il tratto finale è poi interamente nella città, tra i centri abitati che si susseguono senza interruzioni. 

Il fondo stradale si presenta in buone condizioni con la tipica pavimentazione formata da cubetti di pietra o di porfido. Il finale è poi nella città di Napoli sulle grandi strade ampie e asfaltate. Gli ultimi tre chilometri prevedono infine poche curve e una leggera salita su basolato seguita da un paio di chilometri pianeggianti fino ad arrivare in via Caracciolo. Il rettilineo d’arrivo è di 900 metri.

Si tratta della quarantaseiesima volta nella storia che la Corsa Rosa fa tappa qui a Napoli: è la terza città dietro Milano e Roma per numero di presenze dell’evento. La gara sarà breve, con appena 161 chilometri da percorrere, ma comunque intensa con dislivello di 2800 metri. 

Tappa 5: Atripalda - Salerno (171km)

Tappa 4: Venosa - Lago Laceno
Tappa 3: Vasto - Melfi
Tappa 2: Teramo - San Salvo
Tappa 1: Fossacesia Marina - Ortona

Dopo il traguardo in salita al Lago Laceno, una frazione collinare adatta a velocisti o finisseur: partenza fissata alle 12.40 da Atripalda.

Nella quinta tappa del Giro d'Italia il percorso torna ad addolcirsi. Dopo l'arrivo in salita al Lago Laceno, è infatti in programma una frazione “collinare”, a cui gli organizzatori assegnano un coefficiente di difficoltà di due stelline (quella del giorno prima ne aveva tre): la Atripalda-Salerno. Una tappa di 171 chilometri, con finale adatto a velocisti o finisseur.

Non particolarmente aspri i due Gran Premi della Montagna, entrambi di terza categoria. Il primo dopo appena 11 chilometri dal via, la salita di Passo Serra, 6,3 chilometri pedalabili (pendenza del 4,8%). Il secondo a Oliveto Citra, a meno di 60 chilometri dal traguardo, anche questo non proibitivo. Tanti, comunque, i saliscendi previsti soprattutto nella prima parte di tappa, caratterizzata da tratti decisamente ondulati e da una costante ascesa fino ai 972 metri di Guardia Lombardi.

Poco prima dello scollinamento a Guardia Lombardi è invece in programma il primo dei due traguardi volanti di tappa: a Sant'Angelo dei Lombardi. L'altro è previsto invece a Battipaglia, quando il percorso ha già imboccato la sua parte conclusiva, dai tratti pianeggianti: il traguardo intermedio, a poco più di 25 chilometri dall'arrivo, mette in palio punti preziosi per la maglia ciclamino.

Gli ultimi 15 chilometri sono piatti e rettilinei, a seguire la costa tirrenica fino all'ingresso a Salerno. L'arrivo è posto sul lungomare, a piazza Concordia, al termine di un vialone ampio otto metri e lungo 800. Condizioni ideali, insomma, per una volata di gruppo, a meno che qualche passista o un plotone ben organizzato di fuggitivi non sia riuscito a sorprendere le squadre dei velocisti.

Tappa 4: Venosa - Lago Laceno (175km)

Partenza da Venosa e arrivo sul Lago Laceno per il primo vero appuntamento che prevede salite dure dopo una prima parte a scorrimento veloce. 

Il Giro d’Italia prosegue no stop con la sua quarta tappa. Sempre attraverso le mille bellezze dello Stivale. Stavolta si attraversano le montagne lucane con due lunghe salite pedalabili. La prima parte è a scorrimento veloce dopodiché si affrontano le due salite del Gran Premio di Montagna previste in giornata nelle quali non mancano di certo le curve e le pendenze sono una costante che si aggira mediamente attorno al 5 e al 6%. Negli ultimi quindici chilometri, poi, la salita è bella ripida almeno fino all’ingresso nell’altopiano con gli ultimi quattro chilometri pianeggianti. Quella di Colle Molella termina a tre chilometri dall’arrivo. Dopo l’attraversamento di Bagnoli Irpino si affrontano 3 km a tornanti con pendenze importanti che arrivano a toccare anche punte del 12%. 

Gli ultimi 3 chilometri attorno al Lago Laceno sono in discesa o pianeggianti in ampia curva. Ultima nota da segnalare sul percorso: l’attraversamento di rotaie in contropendenza prima di Bagnoli Irpino per due passaggi a livello inattivi. In totale sono 171 chilometri con punto di partenza alle 12:45 da Venosa e chiusura orientativamente per le 17:30 presso il già citato Lago Laceno. Come avrete avuto modo di intuire il gruppo è chiamato alle prime vere salite del Giro, giunto ormai alla sua centoseiesima edizione.

L’evento proseguirà poi già dal giorno successivo con la quinta tappa Atripalda-Salerno anch’essa di 171 km, mossa nella prima parte con finale pianeggiante. Sono complessivamente centosettantasei i corridori iscritti alla manifestazione e rappresentano in totale ventidue squadre. Campione in carica è l’australiano Jai Hindley mentre l’ultimo italiano ad aggiudicarsi il titolo è stato Vincenzo Nibali protagonista di una rimonta nel 2016 destinata a rimanere nella storia con Kruijswijk e Chaves vittime della furia siciliana.

Tappa 3: Vasto - Melfi (216km)

Si esce dall’Abruzzo per approdare in Basilicata, toccando pure Molise e Puglia. Si tratta di una delle tappe più lunghe del giro con un livello di difficoltà che sale rispetto alle precedenti due.

Se nelle prime due tappe il Giro ha vissuto soltanto all’interno dei confini dell’Abruzzo, stavolta tocca uscirne per approdare in Basilicata dopo aver tastato anche il Molise e la Puglia. La partenza è infatti da Vasto, comune di poco più di quarantamila abitanti nella provincia di Chieti. Da qui si costeggia l’Adriatico con capatina a Campobasso per approdare quindi nella parte Nord della Puglia e spingersi nell’entroterra. 

Sostanzialmente questa tappa è suddivisa in due parti: i primi 170 chilometri sono pianeggianti e per la gran parte in scorrimento veloce. Una volta giunti ai Monti del Vulture il percorso cambia poi radicalmente. Si scala il Valico dei Laghi di Monticchio, che conduce agli omonimi laghi, su una strada più articolata con pendenze tra il 6 e il 7%. Da qui breve discesa e seconda scalata per il Valico la Croce da cui si raggiunge Rionero in Vulture. 

A questo punto arriva un tratto che è prevalentemente in discesa e presenta numerose curve che conducono fino al centro abitato di Melfi, destinazione finale. Nell’ultimo chilometro c’è una breve discesa che porta ad un’ampia curva che immette in un rettilineo in salita con pendenza del 5%. Si tratta di una delle tappe in assoluto più lunghe di questa edizione del Giro d’Italia con i suoi 217 chilometri totali. Ed il livello di difficoltà si alza rispetto alle due precedenti giornate. 

Siamo in una fase cruciale della manifestazione per quel che riguarda i velocisti: come da tradizione della Corsa Rosa la prima settimana è quella più delicata nella quale è necessario tenere il passo per giocarsi poi le residue chance di successo in volata. In totale, lo ricordiamo, sono ventidue le squadre partecipanti per un numero complessivo di 176 corridori. Si chiude il 28 maggio a Roma. 

Tappa 2: Teramo - San Salvo (202km)

Partenza da Teramo per arrivare a San Salvo in un percorso definito per velocisti. Dopo l’ultimo scollinamento sprint finale per aggiudicarsi una tappa quasi tutta pianeggiante.

Dopo la prima tappa che da Fossacesia Marina ha condotto i centosettantasei corridori in gara fino ad Ortona, si resta in territorio abruzzese. La partenza sarà infatti da Teramo con capolinea a San Salvo per un totale di duecentodue chilometri. Si tratta della prima tappa per velocisti, stando alle caratteristiche del percorso. Che alterna tratti costieri pianeggianti con punti dell’entroterra che nascondono qualche breve salita. Si va incontro a leggere scalate tra le ascese di Bellante, Controguerra e Colonnella prima di percorrere la statale Adriatica fino a Silvi Paese dove la successiva ascesa consegna il primo Gran Premio della Montagna. 

A quel punto si ritorna a lambire le coste adriatiche con capatina a Pescara, quindi ulteriore ascesa a Chieti seguita dal secondo GPM a Ripa Teatina. Rientrati quindi in costa si prosegue fino alla destinazione finale. Gli ultimi chilometri da percorrere sono assolutamente in rettilineo con le uniche insidie rappresentate dai consueti ostacoli della circolazione stradale. 

Dicevamo, è il primo banco di prova per i velocisti questo, perché dopo l’ultimo scollinamento restano una settantina di chilometri dove prevale chi è più bravo nell’organizzarsi per lo sprint finale. Non si tratta comunque di una delle frazioni più “pericolose” del torneo, in virtù della natura quasi interamente piana dell’intero tragitto.

Tappa 1: Fossacesia Marina - Ortona (19.6km)

L’edizione numero 106 dell’evento nazionale più atteso nel mondo del ciclismo è pronta a cominciare. A tagliare i nastri di partenza ci pensa l’Abruzzo in un viaggio che toccherà le meraviglie di tutto lo Stivale.

Tutto pronto per la centoseiesima edizione del Giro d’Italia. Per la seconda volta, da quando è nato l’evento nazionale più atteso nel mondo del ciclismo, la partenza sarà dall’Abruzzo con le prime due tappe interamente circoscritte all’interno della regione. In tutto saranno ventuno complessivamente le frazioni per un totale di 3.489,2 chilometri con 51.400 metri di dislivello. 

Si comincia da Fossacesia Marina per arrivare, dopo 19,6 chilometri, al traguardo rappresentato da Ortona. Di fatto è una vera e propria corsa ad ostacoli e contro il tempo con una grande parte in pianura sulla sede stradale di Ciclovia Adriatica, ben 14 chilometri, per poi arrivare nel finale ad un’ascesa di 1300 metri che fa registrare una pendenza media del 5,4%. Subito dopo, si va incontro ad una breve discesa verso il Castello Aragonese, una salita di 750 metri al 2% che conduce fino al già citato punto di arrivo di Porta Caldari. 

Il legame di queste zone con il ciclismo ha radici profonde e significative. A Fossacesia nacque infatti Alessandro Fantini al cui ricordo è dedicata una statua proprio nella piazza principale della cittadina. E sempre da qui si darà il via alla prima delle tre prove a cronometro che compongono il programma della Corsa Rosa. L’arrivo assegnerà punti anche per la maglia azzurra, facendo parte del Gran Premio della Montagna di quarta categoria. 

Stando alle tabelle di marcia, per vincere la gara, si dovrebbero impiegare circa ventidue minuti per con una velocità media di circa 54 km/h. Dopo questa prima sfida sarà la volta della Teramo-San Salvo, altri 202 chilometri e un primo test particolarmente valido per i velocisti. Comincia uno dei viaggi più belli alla scoperta dell’Italia e dei suoi paesaggi. 

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