L’esperienza delle Merengues contro la vivacità del gioco del team di Guardiola. Finisce in parità con le reti di Vinicius jr e De Bruyne. Sarà determinante la sfida del City of Manchester.
Per qualcuno era come una finale anticipata, quasi con sdegno nei confronti del calcio italiano in realtà ben rappresentato in ogni competizione europea. Ma certo Real Madrid e Manchester City sono due tra le più forti formazioni al mondo. Da un lato la storia della Champions, con quattordici edizioni vinte come nessun altro mai, dall’altro probabilmente la migliore espressione del calcio moderno col tiki taka rivisitato di Pep Guardiola, ormai lontano dai tempi del suo Barcellona ma sempre attuale.
La sfida del Santiago Bernabeu ha rinviato ogni discorso al ritorno. Ha prevalso l’equilibrio in campo, come era facilmente pronosticabile tra due club che vivono un buon periodo di forma in un match che ha detto tanto senza dire nulla. Sarà determinante la gara di ritorno ed era improbabile che non fosse così. I Citizens potranno far leva sull’effetto stadio di casa, anche se riaffronteranno una rivale che mai si è spaventata dinanzi alle inevitabili difficoltà che presenta il torneo più difficile in circolazione a livello di club. Vinicius junior nel primo tempo, De Bruyne nel secondo hanno fissato sull’1-1 la prima delle due sfide. Tra una settimana la seconda e che vinca il migliore!
Carlo Ancelotti ha un feeling particolare con la Champions League, competizione vinta personalmente quattro volte solo da allenatore (che diventano sei se prendiamo in considerazione pure la carriera da calciatore) equamente suddivise tra le due passioni della sua vita: il Milan e il Real Madrid. Proprio contro i rossoneri sogna di disputare la finale, anche in ricordo di quella maledetta notte di Istanbul del 25 maggio 2005.
Dopo essersi portato in vantaggio di tre reti, infatti, il suo Diavolo si fece rimontare dal Liverpool per poi consegnargli la coppa ai calci di rigore. Adesso il sessantatreenne di Reggiolo vorrebbe tornare nella capitale turca, magari per riscrivere la propria storia fornendogli un epilogo migliore. Per farlo, però, i suoi ragazzi dovranno andare a fare l’impresa al City of Manchester: ancora una volta tra il Carletto tricolore e Istanbul c’è un’inglese di mezzo.
Le Merengues arriveranno all’appuntamento senza alcun timore, da campioni in carica e con la consapevolezza di avere le armi giuste in proprio possesso per andare a vincere anche in casa del nemico. D’altro canto lo scudetto ha ormai preso la via di Barcellona e a Madrid non è consentito lasciar trascorrere un intero anno senza un titolo importante.
Se il Real ha abdicato in Spagna lasciando il trono al Barcellona, il Manchester City è ancora pienamente in corsa per lo scudetto in un duello bello e appassionante con l’Arsenal di Mikel Arteta. Se Erling Haaland, cinquantuno gol in stagione con i Citizens, si è preso novanta minuti di pausa nella sfida a quelli che un tempo venivano definiti Galacticos, ci ha pensato Kevin De Bruyne a rimettere le cose a posto nella gara del Bernabeu. Il centrocampista belga, solitamente pregevole assist-man, è salito in cattedra stavolta come uomo gol. E pesa la sua marcatura, perché gli Sky Blues non sono riusciti ad essere performanti come al loro solito.
D’altro canto alla voce Champions vinte sia da parte del club che di ogni singolo giocatore va registrato il numero zero, mentre nella formazione delle Merengues complessivamente in campo c’erano ben ventinove coppe dalle grandi orecchie alzate. Una differenza che, nella gestione dei vari momenti delle partite, si vede. Al ritorno servirà qualcosa in più, anche perché la rete realizzata fuori casa, come sappiamo ormai, non comporta più alcun vantaggio. Dovrà vincere il Manchester City al ritorno, se vorrà concedersi un’altra opportunità in finale dopo quella persa nel derby contro il Chelsea. Curiosa la scelta di Guardiola di non effettuare sostituzioni, nonostante in panchina avesse risorse per alterare l’inerzia del match.
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