Dai due successi con Nereo Rocco in panchina alla clamorosa cinquina dell’era Berlusconi. La storia rossonera è costellata da esaltanti vittorie in finale, come il clamoroso 4-0 al Barcellona di Cruyff.
Il Milan non starà vivendo un momento esaltante in campionato, ma in Europa è squadra che si trasforma. A parlare è la sua storia, con tanto di sette Champions League conquistate e secondo posto nell'albo d'oro alle spalle dell'inarrivabile Real Madrid (che invece è a quota 14). In attesa dello spettacolare derby tutto italiano contro il Napoli, valevole per i quarti di finale di questa edizione della Coppa, ripercorriamo brevemente le sette meraviglie milaniste nella competizione più importante del panorama calcistico europeo.
L’inizio di una grande avventura. Sessant’anni fa il primo sigillo del Milan nella coppa più prestigiosa: nello stupendo scenario dello stadio di Wembley, a Londra, i rossoneri hanno la meglio contro una squadra mitologica come il Benfica di Eusebio, vincitore delle precedenti due edizioni e capace di mettere fine allo strapotere del Real Madrid. I lusitani, però, niente possono contro la truppa di Nereo Rocco: sugli scudi il mitico José Altafini, autore di una doppietta che ha annullato la rete iniziale della Pantera Nera. Quel Milan, però, non è solo nel segno del talentuoso italo-brasiliano, ma anche di giocatori straordinari come le certezze Cesare Maldini, Giovanni Trapattoni e un giovanissimo Gianni Rivera.
Passano sei anni e la squadra di Rocco si ripete: in campo ci sono ancora Trapattoni e Rivera e questa volta la vittima sacrificale è un'altra squadra entrata nella leggenda come l'Ajax di Johan Cruyff. Gli olandesi non possono niente contro la corazzata italiana, avanti con un clamoroso 4-1 segnato dalla tripletta d'autore di Pierino Prati. Una vittoria incredibile, se si pensa al predominio del calcio totale oranje: non a caso l'anno seguente a vincere fu il Feyenoord, mentre il triennio successivo fu proprio all'insegna dell'Ajax.
Per il terzo successo milanista, ci vogliono altri venti anni e gli incredibili investimenti del presidente Silvio Berlusconi. Gli uomini di Arrigo Sacchi sono protagonsti di una cavalcata esaltante: prima il fenomenale 6-1 complessivo contro il Real Madrid in semifinale, poi il poker in finale contro lo Steaua Bucarest di Gheoghe Hagi. Mattatori della serata gli olandesi Gullit e Van Basten, ma a girare a meraviglia è tutta la squadra: la difesa di Baresi e Paolo Maldini, la classe di Ancelotti, l'imprevedibilità di Donadoni. Una corazzata pazzesca.
Vincere è difficile, confermarsi lo è ancora di più. Il Milan, però, è una compagine che non conosce limiti: passa un anno ed ecco la quarta Coppa dei Campioni. A Vienna, ancora una vittoria contro il Benfica, come successo ai tempi di Nereo Rocco ed Eusebio. La squadra è nei fatti la stessa e a salire in cattedra è ancora una volta un olandese: non un attaccante ma il fenomenale Frank Rijkaard, protagonista con una zampata delle sue. Grande delusione per l'ennesima sconfitta in finale per il Benfica, guidato da Sven-Goran Eriksson e nel segno dei futuri "italiani" Aldair e Thern.
Anche con Fabio Capello in panchina, il Milan riesce a salire sul tetto più alto d’Europa. Anche questa volta, come successo alla fine degli anni ‘60, la vittima designata è la leggenda Cruyff, in questa occasione sulla panchina del Barcellona. Contro Romario, Stoichkov e Guardiola, il Milan si conferma nuovamente la squadra più forte. Incredibile 4-0 con doppietta di Massaro e rete da cineteca di Dejan Savicevic.
Il sesto trionfo arriva contro la Juventus. I bianconeri sono orfani di Pavel Nedved (squalificato) e si affidano ad un Gianluigi Buffon sontuoso, sugli scudi con una parata ai limiti del sovrannaturale al cospetto di Pippo Inzaghi. Il match è equilibratissimo e si arriva ai rigori: decisivo quello realizzato da Shevchenko, che entra così nell’Olimpo milanista.
Un anno difficile, tra post Calciopoli e i primi scricchiolii di una gestione ultra-vincente, ma anche nel 2007 il Milan si conferma squadra dal profilo internazionale. Questa volta, dopo l’incredibile sconfitta di due anni prima, il Liverpool di Gerrard deve arrendersi: grande serata per il solito Filippo Inzaghi, autore di una doppietta da vero condor dell’area di rigore. È lui l’arma segreta di Carlo Ancelotti, che qui conquista la sua seconda Champions da allenatore.
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