I partenopei guidati da Alberto Bigon riuscirono nell’impresa di avere la meglio sul leggendario Milan di Arrigo Sacchi. Una squadra completa, come quella capitanata oggi da Spalletti.
Rivivere quei momenti magici, segnati dalle giocate straordinarie del più forte di tutti i tempi e dei gol di un brasiliano che in area di rigore diventava implacabile. Napoli e i suoi tifosi sognano di abbandonarsi nuovamente alle dolci emozioni dei tempi più belli, quelli a cavallo tra gli anni ‘80 e i primissimi anni ‘90, marchiati a fuoco da due giocatori fenomenali come Diego Armando Maradona e Antonio Careca.
Loro, gli uomini dei sogni, come lo sono oggi l’imprendibile Kvaratskhelia e un Osimhen sempre più goleador. Così, il funambolico georgiano e il centravanti nigeriano hanno la possibilità di entrare nella storia, di diventare gli eredi di due giocatori straordinari: per quello, però, serve conquistare il terzo Scudetto della storia azzurra, a distanza di addirittura 33 anni dall’ultimo trionfo in Serie A. Una vita fa.
Due i campionati vinti con Maradona in campo. A questo giro, con buona pace dei tanti estimatori di Bruno Giordano e Claudio Garella, ci concentriamo però sul secondo trionfo, arrivato proprio alla vigilia delle Notti Magiche di Italia ‘90. Perché la prima vittoria è magica, ma la seconda è quella della consapevolezza e che certifica la bontà di un progetto: in questo caso, però, fatta esclusione della Supercoppa Italiana di qualche mese dopo, il secondo Scudetto ha rappresentato nei fatti l'ultima gioia in salsa partenopea, prima di tre lustri segnati da troppe delusioni e dall'onta del fallimento e della ripartenza dalla Serie C.
Tempi, quelli, decisamente lontani: per magia, proprio grazie ai vari Spalletti e Kim, appaiono adesso più vicini quelli nel segno del Pibe de Oro e di Alberto Bigon. Perché tra vincenti c’è una connessione che va al di là del tempo. E il ponte tra due epoche così diverse non è fatto solo di vittorie e sogni, ma anche di trame di gioco da applausi e di campioni che sul rettangolo verde fanno cose che hanno del clamoroso: vero, nessuno come Diego, ma guardare il Napoli di oggi fa bene agli occhi e nobilita un movimento calcistico italiano in netta flessione. L’azzurro salva tutti e i napoletani non possono che applaudire i loro beniamini.
L'uomo copertina di quel Napoli era ovviamente Diego Armando Maradona, autore di giocate ai limiti del sovrumano e della bellezza di 16 gol, tre in meno del capocannoniere Marco Van Basten. Al fianco del Pibe de Oro il già citato Antonio Careca: il brasiliano si fermò (si fa per dire) a quota 10 gol, ma scese in campo in sole 22 partite (il più presente fu Ferrara con 33 gettoni). A completare l'attacco il nazionale italiano Andrea Carnevale, più continuo e sugli scudi con ben otto gol. Guardando proprio agli avanti partenopei, da segnalare il clamoroso 3-0 inferto al Milan il primo ottobre 1989: in quella occasione doppietta per Carnevale e gol di Maradona a pochi minuti dal novantesimo.
Non ce n’era per nessuno, ieri come oggi. Nella stagione 1989/90 il Napoli guidato da Alberto Bigon riuscì nell'impresa clamorosa di lasciarsi alle spalle i rossoneri di Arrigo Sacchi, una tra le squadre più forti di tutti i tempi. Decisivo un rendimento al San Paolo ai limiti della perfezione (16 vittorie e solo un pareggio concesso) e le tre vittorie consecutive alla fine del campionato, al cospetto di Bari, Bologna e Lazio.
Una compagine che merita di entrare nei libri di storia e che non era solo bel gioco. Perché oltre Maradona e Careca c'era altro: già solo il centrocampo era tra i più forti di tutto il panorama europeo e anche oggi potrebbe giocarsela con tutti. L'uomo in più era un altro brasiliano, perché il Napoli dell'epoca parlava sudamericano: ci riferiamo ovviamente al fortissimo Alemao, motorino di centrocampo di una squadra clamorosa. Lui era i muscoli, un po’ come Anguissa negli schemi di Spalletti, gli attaccanti pensavano al resto.
Al suo fianco altri interpreti del ruolo come Fernando De Napoli e Luca Fusi, senza dimenticare i "comprimari Massimo Crippa e Massimo Mauro. Tutti giocatori di sostanza, perché c'era da supportare un tridente che oggi farebbe impallidire le big del calcio internazionale. Per il resto, chiedere al poker di difensore arcigni capitanati dallo “scugnizzo” Ciro Ferrara e Marco Baroni, attuale tecnico del Lecce autore della rete decisiva nell'ultimo match contro la Lazio. Dimostrazione ulteriore che quel Napoli non era solo Maradona e Careca. Quel Napoli era poesia.
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