Per la prima volta un italiano conquista Melbourne. Da 48 anni, con Panatta all’Open di Francia, si attendeva un campione capace di un’impresa del genere. Sinner batte Medvedev in rimonta al 5° set.
Diciamoci la verità: un epilogo diverso sarebbe stato quasi beffardo dato lo sviluppo dell’intero torneo. Eppure, a guardare i primi due set, pareva davvero che il sogno di Jannik Sinner di salire sul trono di Melbourne – laddove mai nessun italiano nella storia era riuscito ad arrivare – si stesse spegnendo. Già, perché Daniil Medvedev, che è un signor giocatore, aveva esordito come si deve fare in una finale, mettendo sotto l’azzurro e impedendogli di giocare la gara secondo i propri mezzi. Poi però il russo ha pagato dazio alla stanchezza, facendo ringalluzzire il buon Jannik che è stato bravo a cogliere l’occasione e invertire radicalmente il trend alla Rod Laver Arena.
La svolta, pertanto, è arrivata al terzo set, portato a casa abilmente dal 22enne altoatesino. Da quel momento è venuta fuori una sfida completamente diversa, che si è conclusa con la sorprendente rimonta dell’italiano. Determinante è stata la condizione fisica: in crescita per Sinner, in calo per Medvedev sebbene ci sia stato sostanziale equilibrio e l’incontro si sia deciso sul filo di lana. Così si è arrivati al quinto set per decretare le sorti della 112esima edizione degli Australian Open. Ci è voluto oltre un secolo affinché si vedesse un italiano conquistare la terra dei canguri. Quarantotto anni, invece, per rivedere un Major nel Belpaese dopo che Adriano Panatta vinse all’Open di Francia.
Dati che testimoniano ancora di più l’impatto che Jannik Sinner ha avuto sul movimento nazionale. Se il 2023 lo aveva fatto crescere portandolo fino al quarto posto al mondo, il 2024 doveva essere l’anno della definitiva esplosione. E questo, considerata l’età, non può che essere soltanto l’inizio. Una parola, però, anche sullo sconfitto: per Medvedev l’Australia continua ad essere una maledizione. Per la terza volta, infatti, il 27enne moscovita è arrivato in finale per poi perderla.
Doveva vincere Sinner e ha vinto. Doveva vincere perché non aveva concesso nulla a tutti i rivali che gli si erano parati di fronte qui a Melbourne. Solo le briciole ad un gigante come Novak Djokovic, trasformato da leone ad agnellino nel corso di una semifinale che ha fatto sognare l’Italia intera. Neanche quelle a tutti gli altri. Dagli olandesi Botic van De Zandschulp e Jesper De Jong all’argentino Sebastian Baez per finire con i due russi Kharen Khachanov e Andrej Rublev. Zero set persi per il fuoriclasse altoatesino, che ne ha concesso uno al Djoker prima di impedirgli di mettere le mani su quello che avrebbe potuto essere l’undicesimo titolo.
Per Sinner è soltanto il primo, probabilmente non l’ultimo per età e prospettive. Questo è stato, dunque, il percorso del campione fino all’ultimo atto, nel quale ha poi dovuto vincere una di quelle che è stata a lungo la sua paura più grande. Già perché Daniil Medvedev ha rappresentato per parecchio la bestia nera dell’italiano, l’avversario ingiocabile contro il quale imbattersi. Ma Sinner non è più l’acerbo e promettente ragazzino di qualche anno fa. Oggi è una certezza e dagli Australian Open è arrivata solo l’ennesima conferma di un qualcosa che avevamo già avuto modo di intuire nella precedente stagione.
Allora forse la vittoria col brivido in finale, la rimonta disperata che ha chiuso un torneo invece dominato, è stata probabilmente la conclusione più bella che questa edizione della rassegna oceanica potesse avere. Gongola l’intero Paese, forse oggi più vicino che mai al tennis. In fondo erano anni che non avevamo un campione così e adesso è bene goderselo. Fino almeno alla prossima grande battaglia da vincere.
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