Novak Djokovic non vuole fermarsi nonostante un 2024 terribile (solo una gioia: l’oro olimpico). Il fuoriclasse serbo vuole l’undicesimo Australian Open: a guidarlo l’ex rivale Murray.
Novak Djokovic non si può accontentare di fare da comparsa. Di certo, non può permetterselo quando si parla di Australian Open, torneo che il fuoriclasse serbo ha vinto per 10 volte. Nessuno come lui, nella storia di questa competizione.
Adesso, però, c'è da fare i conti con una nuova generazione di fenomeni: l'anno scorso fu Jannik Sinner a battere Nole in semifinale, con l'italiano poi bravo a superare in finale l'altro top player Carlos Alcaraz. Saranno ancora l'italiano (numero 1 al mondo) e lo spagnolo gli uomini da battere in vista dell'Australian Open 2025, in programma dal 12 al 26 gennaio.
Dopo una carriera ai limiti della perfezione anche in ottica infortuni, Djokovic ha conosciuto un 2024 difficile segnato da tanti problemi al ginocchio. Un anno difficile per il 37enne, chiuso inaspettatamente senza nessuna vittoria nei tornei del Grande Slam e anche in quelli minori. Una gioia però c'è stata: parliamo chiaramente dell'oro olimpico vinto proprio contro Carlos Alcaraz.
Così Djokovic ha conquistato l'unico Big Title che gli mancava in carriera: si contano, poi, tre Open di Francia, sette Wimbledon e quattro US Open, senza dimenticare il bronzo alle Olimpiadi di Pechino del 2008. Insomma, Nole sempre più nella storia, ma per uno come lui un solo titolo in un anno solare non può certamente bastare.
Prima della passerella del Six Kings Slam, Djokovic ha giocato l'ultima gara ufficiale sul campo in cemento dello Shanghai Masters, venendo sconfitto in finale dal solito Sinner. Prima ancora la vittoria in Coppa Davis contro Xilas e la sconfitta nei 16esimi di finale degli US Open contro l'australiano Alexei Popyrin.
Una sconfitta per certi versi sorprendente che si è aggiunta all'altra, probabilmente ancora più cocente, dello scorso marzo: dobbiamo tornare all'ultima edizione dell'Indian Wells e all'incredibile ko al terzo turno contro Luca Nardi, un “lucky loser” con un ranking molto inferiore al suo. L'italiano in quel momento era numero 123 al mondo, mentre il serbo occupava ancora il primo posto della classifica generale ATP. Un'impresa per il classe 2003 pesarese, una disfatta per Novak.
C’è tanta voglia di tornare a vincere, ma l’impressione - come successo recentemente con Nadal e Federer - è che il meglio Djokovic lo abbia già dato. Proprio le sconfitte contro Popyrin e Nardi, conseguenza di infortuni e condizione fisica tutt’altro che perfetta, certificano la fase calante di un campione che ha fatto la storia di questo sport.
Ma occhio ai colpi di coda: il clamoroso cambio di allenatore, con la nomina dell'ex rivale Andy Murray, è un attestato della voglia di stupire ancora del classe '87 nativo di Belgrado. Sinner, Alcaraz, ma anche Zverev, Fritz e Medvedev vanno fortissimo. Insomma, imporsi ancora una volta sarà dannatamente difficile.
Novak Djokovic è il tennista più vincente nella storia dell’Australian Open, avendo conquistato il titolo per ben 10 volte (record assoluto). La sua prima vittoria risale al 2008, quando sconfisse Jo-Wilfried Tsonga in quattro set, inaugurando il suo dominio a Melbourne. Dopo un breve intervallo, Djokovic tornò a trionfare nel 2011, battendo Andy Murray in tre set, iniziando un periodo di supremazia con altre due vittorie consecutive nel 2012 (contro Rafael Nadal, in una finale epica di 5 ore e 53 minuti) e nel 2013 (ancora contro Andy Murray).
Sempre contro Murray, Novak vinse anche nel 2015 e nel 2016, dimostrando la sua superiorità sul cemento australiano. Dopo una breve pausa, ecco il successo del 2019 superando Nadal in tre set. Un anno dopo, nel 2020, altra vittoria contro Dominic Thiem. Nel 2021, Djokovic ha battuto Daniil Medvedev con un'altra prestazione dominante. Nel 2023 la decima vittoria contro Stefanos Tsitsipas.
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