Il Marocco premia lo spagnolo che in finale ha sconfitto la rivelazione Müller. Gli altri due tornei hanno invece incoronato il norvegese, nuovamente protagonista, e il californiano salito all’undicesimo posto del ranking.
Il torneo di Marrakech ha dato a lungo la sensazione di poter finire in qualsiasi maniera. Ad un certo punto che dovesse venire fuori un nome a sorpresa era diventato evidente, anche perché i grandi favoriti erano spariti man mano. Alla fine l’ha spuntata Roberto Carballés Baena, trentenne di Tenerife, che aveva alle spalle un solo titolo Atp conquistato a Quito in Ecuador nel 2018. Anni dopo è tornato a festeggiare dopo un cammino pressoché perfetto, nel quale ha trovato in finale quella che è stata a detta di molti la rivelazione della competizione, ovvero il francese Alexandre Müller.
Il match è stato combattuto a lungo, è durato oltre tre ore e lo spagnolo è riuscito a spuntarla faticando in rimonta. Per entrambi, comunque, è arrivata parallelamente una buona notizia in ottica ranking: Carballés Baena ha conquistato grazie al successo marocchino ben diciannove posizioni portandosi all’attuale sessantatreesimo posto che equivale al suo record personale. Il premio di consolazione è arrivato anche al grande sconfitto Müller che per la prima volta in carriera è entrato nella top cento con il novantaseiesimo posto: un balzo importante per il francese, che ha scalato così addirittura trenta posizioni.
Di contro ad entrambi, come previsto da regolamento, è stato di fatto proibita la partecipazione ai Masters 1000 di Monte Carlo dato il loro impegno prolungato a Marrakech e l’impossibilità di deroghe che consentissero di subentrare in corso d’opera alla rassegna monegasca. D’altro canto i due tornei appartengono a categorie differenti: questo fa parte dei 250 e non c’è possibilità di avvalersi dello strumento dello Special Exempt.
Erano in tanti a chiedersi che fine avesse fatto Casper Ruud, uomo invisibile in questo inizio 2023. Ci ha pensato il Portogallo e la sua vecchia e cara terra battuta a restituirlo al mondo intero, nuovamente vincente per la decima volta in carriera. Già, perché il ventiquattrenne norvegese si era fatto parecchio attendere nel corso di questi mesi, con un bilancio nettamente sottotono di cinque vittorie e sei sconfitte nei sei eventi ai quali aveva preso parte da gennaio ad oggi.
Ad Estoril, però, Ruud si è ripreso tutto con gli interessi andando a vincere la finale contro Miomir Kecmanovic. Non è probabilmente il sogno di una vita per il ragazzone di Oslo, data la caratura del torneo di certo non di primissimo piano, ma è comunque un segnale positivo da registrare oltre che un titolo Atp da aggiungere ad una bacheca già bella piena di trofei. In più il successo serve a Ruud a superare Daniil Medvedev nel ranking riprendendosi il quarto posto.
Ci ha provato, Kecmanovic, protagonista comunque di un eccellente torneo anche se la finale è stata saldamente nelle mani di Ruud. Anche qui arriva un premio di consolazione destinato al ventitreenne di Belgrado e sono le sei posizioni conquistate nel ranking che lo conducono fino alla posizione numero trentaquattro, non lontano dalla sua miglior posizione di sempre. Sia Ruud che Kecmanovic prenderanno ora parte ai Masters di Monte Carlo.
E concludiamo con Houston, torneo fortemente caratterizzato dalla presenza di tennisti a stelle e strisce e condizionato anche da un meteo non sempre clemente. Alla fine a vincerlo è stato Frances Tiafoe, abile ad imporsi all’atto conclusivo dell’evento contro l’argentino Tomás Martín Etcheverry in due set.
In un weekend di un’intensità straordinaria, che ha costretto gli atleti ad un incredibile tour de force con quattro turni in appena due giorni, il californiano si è preso la scena e pure il titolo salendo all’undicesimo posto della graduatoria mondiale. Per Tiafoe si tratta del secondo successo in carriera dopo il Delray Beach Open del 2018. Anche nel mese scorso era stato protagonista di un eccellente Indian Wells nel quale si era dovuto arrendere soltanto in semifinale. A venticinque anni, Tiafoe sta trovando la definitiva consacrazione tra i grandi lasciando la sensazione che il meglio debba ancora venire.
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